Archivi del mese: agosto 2010

Giveaway di Mammagiramondo

Segnalo con piacere il bellissimo Giveaway di Mammagiramondo. Non solo i giochi in palio sono splendidi, ma mi dà l’occasione di dire quanto sia utle e piacevole questo blog dedicato al viaggiare con i bambini.

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L’avventura monastica negli Stati Uniti

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Galateo dei bambini

Non è un mistero che da una quarantina d’anni in qua le regole di comportamento si siano sfoltite, in alcuni casi fino al limite (e oltre) dell’imbarbarimento. Mi colpì un signore anziano che descriveva questo cambiamento: rispetto a 50-60 anni fa, un gran numero di cose che sembravano importanti è stato buttato a mare. Le formule di saluto, la compostezza a tavola, parlare sottovoce, evitare di avventurarsi in dettagli scabrosi (riguardanti il sesso, ma anche le malattie, le funzioni corporali), evitare un linguaggio scurrile, alcune formule di cortesia nei confronti delle donne e degli anziani, vestire secondo alcune convenzioni (e soprattutto con un chiaro confine tra ciò che è pubblico e ciò che è privato)… tutte cose che sono passate nel dimenticatoio. Al contrario, quel signore, mi diceva che ora ci sono delle forme di “educazione” o convenzioni sociali che lui fatica a capire: stare attenti ai rifiuti, esprimersi in modo politicamente corretto, alcune forme maniacali di sicurezza, di igiene, darsi sempre del tu, ecc…
Non voglio aprire la noiosa polemica sul se sia meglio prima o meglio adesso, anche se a mio avviso le forme riflettono la sostanza e qualcosa andrebbe ripensato. Sembra infatti che la tendenza generale sia di pensare che le regole esistono (e vanno fatte meticolosamente rispettare) solo per gli altri, mentre molti ritengono di essere troppo furbi (o troppo “liberi”) per sottomettersi alle stesse regole che invocano per il prossimo.
Mi interessa, piuttosto, capire quali possono essere le priorità di “galateo” nell’educazione dei bambini, per farne delle persone capaci di stare con gli altri e con sé stessi, tale infatti mi pare essere il vero scopo delle norme sociali di comportamento: sapere come fare per non urtare gli altri e sapere come fare per poter evitare di essere urtati, oltre che avere la sicurezza in noi stessi che  ci permette di stare bene in ogni luogo. Francamente non mi fanno impazzire quei bambini-adulti che si esprimono con modi ottocenteschi, riverenze e complicate cerimonie. O meglio, se capita di incrociarli (raramente), li guardo un po’ ammirata, un po’ domandandomi se non siano gli zimbelli dei loro coetanei. Neppure amo l’orda di piccoli barbari (numericamente più consistente) che fa e dice sempre tutto quel che vuole, che quando chiede comanda e quando nega strepita, che usa abitualmente parole che andrebbero trascritte con asterischi, che mangia come fanno gli animali dal trogolo, che non ha la modalità “volume normale” ma solo quella “urlo selvaggio”: tutta questa naturalezza si conquista solo al costo degli spazi (fisici, acustici, psicologici) di qualcun altro.
Per questo motivo ho provato a leggere alcuni sedicenti manuali di galateo per bambini, rimanendone delusa. Non ho trovato niente che aiutasse a formare dei bambini normali, con una normale spontaneità e poco spirito di formalismo, ma anche con la ragionevole esigenza di apprendere un sistema di convenzioni  che li possa aiutare (non imbrigliare) nel relazionarsi con gli altri.
Ecco un mio personale decalogo, ma chi volesse aggiungere commenti e consigli è il benvenuto:
1. imparare le formule di cortesia più elementari: per favore, “sì, grazie”, “no, grazie”;
2. imparare ad esprimersi con un tono normale (non parlo dei momenti di forte crisi emotiva, gioia, dolore, rabbia, ma di tutti quei momenti della quotidianità in cui ci si può spiegare parlando e non urlando);
3. vestirli da bambini, non da piccoli lord, ma neppure da guerriglieri, rappers, veline, indossatori di moda, con frasi volgari sui vestiti… solo bambini (questa è una responsabilità degli adulti, me ne rendo conto, ma a volte bisogna saper tener duro!);
4. niente parolacce e volgarità;
5. essere puliti e in ordine, compatibilmente con età e attività (per esempio, ai giardinetti ESIGO vedere bambini terrosi, a scuola però devono avere mani pulite e unghie corte);
6. considerare che esistono anche gli altri (che gioco vuoi fare?, vuole sedersi in questo posto?, servirsi di cibo e bevande lasciando porzioni anche per gli altri, fare a turno, riordinare per non obbligare qualcun altro a farlo…);
7. mangiare in modo civilizzato (anche qui, compatibilmente con tipo di cibo ed età: non esigo che si mangi un hamburger con coltello e forchetta, né che un bambino di due anni si sbucci la frutta con il mignolino alzato), sedere composti, servirsi porzioni che si pensa di poter finire, usare coltello e forchetta (dopo una certa età), pulirsi le labbra prima di bere, non pulirsi le mani (o, peggio, la bocca) alla tovaglia, non portare il coltello alla bocca… cose così;
8. salutare civilmente, da una certa età “buongiorno” e “buonasera”, prima anche “ciao” va benissimo, però sempre: quando si arriva e quando ci si lascia, rispondere se viene chiesto il nome o l’età;
9. saper rispondere al telefono, dicendo il nome di famiglia, salutando, dando brevi informazioni utili (“mamma non è in casa”, “papà tornerà tra circa un’ora”, “devo dire che ha chiamato?”);
10. non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi (non picchiare, non insultare, non lasciare nessuno in disparte, non prendere in giro, avere cura delle cose degli altri, avere cura di animali e natura…). Sembra un po’ generica, come indicazione, ma se ci pensiamo bene sappiamo tutti benissimo cosa non vogliamo che sia fatto a noi.
Detto così, mi accorgo di quanto siamo lontani da alcuni obiettivi: riguardo ai punti numero 2 e 6 siamo dei disastri – soprattutto in casa e tra fratelli, fuori per fortuna va un po’ meglio -, riguardo a quelli numero 7 e 9 abbiamo comunque ancora da lavorare…).
Consigli? Pareri? Osservazioni? Mi piacerebbe sentire come si affronta questo tema in altre famiglie…

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P.

Merciful love that tantalizes not

(John Keats, 1795-1821)

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Di anniversari, cambiamenti e blogcandy

Il 3 settembre 2009 è iniziato il percorso di questo blog.

Non scrivo con regolarità, non sono un’appassionata di fotografia, tratto argomenti in parte diversi rispetto al mainstream delle mamme-blogger. Non avendo bambini piccolissimi, non parlo di primi passi, nanne, dentizione, prime parole… Non sono una homeschooler (anche se mi piacerebbe), le mie specialità non sono né il cucito, né il bricolage, che pure talvolta tento. Insomma, il blog è fatto a modo suo, cresciuto intorno a passioni e interessi personali, più per me stessa che per altri. Non è molto visitato, né commentato. Ma è una mia creatura, che vorrei migliorare per molti versi, che ho voluto e che tutto sommato rappresenta un frammento di me.

Per festeggiare l’anno di attività e per ringraziare chi un po’ mi segue, vi propongo il mio primo blogcandy. Le regole sono semplici:

1. rispondete a questo post (entro mezzanotte del 13 settembre), raccontando almeno tre cambiamenti (conquiste, novità…) avvenuti nelle vostre vite nell’ultimo anno e condividendo con chi passa tre propositi di cambiamento per il prossimo anno;

2. pubblicate due parole sul vostro blog, con un link a questo post;

3. il 14 settembre estrarrò il vincitore e lo renderò pubblico (vi chiederò per email il vostro indirizzo per spedirvi il premio).

Cosa scrivere?

Quello che per voi è significativo: avete iniziato uno sport, aspettate un bambino, avete cambiato lavoro? Avete traslocato, tinteggiato la casa, state per iniziare una dieta? Non importa quanto siano piccole le cose che raccontate, è essenziale però che siano importanti per voi.

Cosa si vince?

A sua scelta, il vincitore potrà richiedere uno dei seguenti premi, da me scelti perché – nella loro varietà – rappresentano alcune delle anime del blog:

Shapemaker, un gioco dal design splendido, in legno colorato con sostanze atossiche, vincitore di vari premi. Divertente e intelligente.

Reduce, il primo libro di Giovanni Lindo Ferretti. Mette insieme passato e presente, CCCP, CSI, PGR. Vicende personali e generazionali. La storia di una conversione. Bellissimo anche il libro che Ferretti ha pubblicato nel 2009, Bella gente d’Appennino, semmai ci doveste prendere gusto.

Du silence à la lumière. Un cd di canto gregoriano che raccoglie i cori di alcuni importanti monasteri maschili (Le Barroux, Silos, Ganagobie e Saint-Wandrille): un assaggio di Paradiso in Terra.

Ed ecco, di seguito, le mie risposte agli stessi quesiti che pongo.

Nell’anno passato:

1. ho pregato con più regolarità e ordine;

2. ho equilibrato meglio che in passato le esigenze di lavoro e bambini, dedicandomi più e meglio e questi ultimi;

3. ho fatto un blog (la risposta è furbetta lo so!), ma questo ha significato stabilire dei contatti, conoscere altre persone, ruminare idee  nuove…

Per il prossimo anno il mio proposito principale è concentrare l’attenzione, intesa come una luce che porta in primo piano le cose davvero importanti e in particolare:

1. attenzione al tempo (i nostri giorni sono contati e di ogni istante dovremo rendere conto alla fine della nostra vita): cercherò dunque di evitare di perdere tempo bighellonando in internet senza scopo, controllando il telefono e la posta elettronica ossessivamente, fantasticando in modo sterile. Vanno molto bene attività quali lavorare, giocare, dormire, riposare, camminare , parlare con calma con qualcuno, da evitare invece ogni attività multitasking, parlare al telefono mentre cucino, controllare le mail mentre faccio fare i compiti ai bambini… voglio imparare a fare una cosa alla volta e sempre con la massima attenzione;

2. attenzione a me: camminare a passo svelto almeno 40 minuti per 4/5 volte la settimana, dimagrire, fare esercizi per la schiena, rendere ancora più regolare la preghiera, mangiare bene e poco;

3. attenzione agli altri: cucinare cose sane per la mia famiglia, passare bei momenti con i bambini, all’aria aperta, facendo attività creative, giocando e leggendo insieme, avere tempo per le persone che mi circondano, per chi ha bisogno di essere ascoltato, per i miei genitori.

Se riuscissi a raggiungere solo una parte di tutto questo sarei già soddisfatta, magari a settembre 2011 verificherò i risultati…

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Pizza al popolo!

Ieri sera eravamo inviati a cena da amici. Sono rare le occasioni in cui accettiamo inviti io e mio marito da soli, ma questa volta i bimbi sono rimasti con la nostra mitica baby-sitter Costanza: una donna che ci ha fatto benedire ogni giorno da quando l’abbiamo conosciuta. Ieri ha proposto ai bambini di fare la pizza in casa e ovviamente li ha coinvolti nella realizzazione.

Dico solo che era talmente buona e abbondante, che quando siamo tornati non abbiamo saputo resistere e ci siamo concessi un “assaggio”!

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Bilanci di mezza estate

Chissà perché, ogni anno l’estate è per me il momento dei bilanci, dei nuovi progetti…

Anche se ho superato i quarant’anni, risento ancora del ritmo della scuola (solo che ora si tratta della scuola frequentata dai miei figli). Ci sono persone che a Capodanno formulano propositi per l’anno che viene, io lo faccio verso fine agosto, con quella strana sensazione che si prova attendendo la prima giornata di mal tempo, i vestiti invernali nelle vetrine dei negozi, il materiale scolastico da preparare…

In questi giorni subisco il fascino oscuro di termini come space cleaning, home organizing, decluttering… Come se ci avviassimo verso un nuovo inizio (e, per quanto parziale, la partenza dell’anno scolastico è sempre a suo modo un nuovo inizio).

Abbiamo giornate molto destrutturate, anche se le vere vacanze sono finite. Io lavoro a basso regime, ai bimbi chiedo solo di svolgere un po’ di compiti delle vacanze ogni giorno. Sono giornate in parte inconcludenti, ma che sto cercando di godere al massimo. Non ho neppure voglia di fare fotografie, ne ripesco quindi alcune quasi a caso nel mio archivio.

Per il prossimo anno ho molte idee in via di definizione… ne parlerò forse tra un po’.

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Ex cathedra

Foto by Nico

Caterina (qui sopra in una foto di qualche anno fa), Giorgio e Marco sono tornati dal campeggio estivo di Alleanza Cattolica. Giulia era presente in qualità di educatrice. Si sono divertiti un mondo, come tutti gli anni. Anzi, direi che è L’EVENTO dell’anno, come sempre.

A cena, quando le famiglie normali si raccontano la loro giornata, parlando del più e del meno tra un “passami il sale” e “cos’hai fatto oggi”, Caterina si è lanciata in una spiegazione, impeccabile, del concetto di “ex cathedra” nel Magistero cattolico.

Giorgio annuiva consapevole, solo Marco aveva – doverosamente – lo sguardo di uno che non è stato messo al corrente.

Non sapevo se compiacermi o preoccuparmi…

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L’uomo che piantava gli alberi

“Quando penso che un uomo solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese di Canaan, trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole”. Jean Giono, L’uomo che piantava gli alberi, Salani 1996.

Questo libro breve e semplice, adatto anche a un bambino di quarta elementare, ambientato nelle vicinanze del Mont Ventoux (nella Provenza che amo), scritto da un autore autodidatta, lettore della Bibbia e di Omero, è un piccolo gioiello. Tratta un tema che per me ha un grande fascino: quale traccia può lasciare un uomo solo, quando si impone di agire secondo la propria forza morale? Che effetto ha sul mondo un solo spirito libero, un solo gesto generoso, per quanto nascosto esso rimanga?

Quale eco ha nell’economia generale delle cose un solo atto di giustizia?

E ancora, scendendo nel dettaglio, quali sono i miei gesti destinati a restare? A modificare di una virgola il mondo che ho trovato?

Il male non ha consistenza, non ha peso ontologico, solo il bene è destinato e rimanere per sempre.

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Ciò che permane

“Non credete ai sovvertitori di regole che parlano in nome dell’amore. Là dove la regola è infranta, l’amore abortisce.”
Gustave Thibon (1903-2001)
Un mio post di qualche tempo fa ha suscitato dei commenti che mi paiono interessanti.
Io guardo alla storia della Chiesa e vedo dei tesori inestimabili: la razionalità di san Tommaso, l’ardore di san Bernardo, la gioia di san Francesco, lo slancio di sant’Ignazio… secoli in cui gli uomini erano un po’ buoni e un po’ malvagi, proprio come oggi, in cui la generosità e l’interesse egoistico si incrociavano, proprio come oggi, ma secoli in cui gli uomini sapevano chiamare “bene” il bene e “male” il male. Secoli in cui sapevano gioire di piccole cose e avere grandi slanci, forse un po’ più di noi. Vedo una storia che ha forgiato popoli, creato culture, fatto scaturire grande arte, grande musica, grande pensiero e anche grande scienza. Un’epoca in cui le istituzioni avevano almeno come ideale il promuovere buoni costumi e proteggere i semplici. Altri guardano le stesse epoche e ci vedono cose radicalmente opposte, lo so.
Dico questo, ma non sono una nostalgica, ciò che è andato è andato, non propongo nostalgie o revivals.
So solo per certo che la verità non cambia ad ogni stagione, che il bene non muta, ciò che conta permane.
E sempre più trovo un senso nella ricerca del permanente: l’uomo, la natura, la Grazia.
Vivo in un’epoca che odia ciò che non muta, vuole reinventare da capo l’uomo stesso, la sua biologia, si riveste da paladina della natura, ma lo fa maliziosamente contro Dio e l’uomo suo custode, che rifiuta di pronunciare frasi con valore di verità, o le lascia a qualche oracolo della scienza, nuova Pizia incontrollabile dai più, contro le mille evidenze che potrebbero esserle d’aiuto nella navigazione a vista.
Vivo in un’epoca che cerca con spirito falso, amando troppo questa ricerca raminga, senza voler riconoscere la meta del cammino. Non disdegno le anime che cercano duramente, anche con dolore e su false strade, pronte a trovare, ma quelle che fingono di non aver visto, per non cambiare un’abitudine, per non rinunciare a una comodità, per non piegare le ginocchia.

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