Archivi del mese: febbraio 2011

I bambini e internet

Corie, in risposta a un precedente post, scrive:

“Mi piacerebbe approfondire la questione della proibizione, perché a me il web fa proprio paura!!! L’idea che prima o poi lo utilizzino mi lascia un po’ perplessa e cerco spunti per una visione + costruttiva dell’inevitabile evento.”

Stavo per risponderle, ma poi mi sono accorta che veniva fuori un nuovo post, eccolo:

Bella domanda, credo che la paura sia comune a tutti i genitori!

Qui da noi gli schermi sono molto contingentati: un’ora al giorno al massimo. Di tanto in tanto un film completo in DVD nel week-end. Inoltre evitiamo con tutti i mezzi la tv generalista (alle 7 di sera puoi trovarti davanti al presentatore che vive di doppi-sensi volgari, alla valletta che nasconde molto poco all’immaginazione, per non parlare delle veline, a episodi di cronaca davvero efferati raccontati con dettagli da maniaci…): abbiamo il pacchetto Mediaset Premium con Disney Channel e un canale di calcio e raramente capita che i bambini cerchino altro.

Il computer è usato a seconda delle età: la diciassettenne ha un account di facebook e uno di msn, che usa soprattutto per tenersi in contatto con gli amici dei campeggi estivi, sparsi per l’Italia, comunque il computer sta in sala o in cucina, dove c’è via vai di persone che buttano l’occhio e lei è molto responsabile nell’utilizzo, poi usa iTunes per scaricare la musica (con divieto assoluto di scaricare illegalmente), oppure vede qualche dvd quando mio marito segue il calcio.

Per quanto riguarda gli altri: capita che vedano dei video musicali su YouTube (durante gli scorsi mondiali di calcio tutti i giorni Waka-Waka!) o che sia io a proporre dei video didattici su alcuni argomenti affrontati a scuola (ciclo dell’acqua, vulcani, ecc…), per fissare meglio alcuni concetti con le immagini.

Oppure fanno dei giochi nel sito Disney (o simili), degli esercizi su un sito di matematica americano, cercano immagini per qualche ricerca (NON permetto invece di fare la ricerca completa su Wikipedia). In ogni caso io o il padre siamo al loro fianco e non hanno il permesso di navigare liberamente (cioè, ad esempio, se io metto un sito di giochi, loro possono muoversi solo all’interno del sito).

So che esistono anche dei filtri molto severi che permettono ai ragazzi di navigare in internet con impostazioni di sicurezza rigidissime, ma non li ho mai provati. In primo luogo, perché per lavoro non posso bloccare l’accesso ad alcuni siti da parte del mio computer, poi perché essere vicina e presente mi sembra, almeno per ora, la maggior forma di sicurezza.

Però l’uso molto limitato ha portato soprattutto il mio Giorgio ad avere una specie di sete tecnologica, per cui tutto quello che ha uno schermo lo affascina. Si costruisce computer con fogli di cartone e raccoglie ogni depliant pubblicitario con prodotti di elettronica. Ho pensato che forse è meglio sfruttare questo interesse, piuttosto che creare un’ossessione che ha il fascino del proibito.

Scrivere un blog può essere anche molto educativo: significa prima di tutto imparare alcune abilità tecniche (dov’è il corsivo? Come seleziono una parte di testo? Come si inserisce un link?…), poi bisogna pensare ai contenuti (cosa voglio scrivere? A chi mi rivolgo? Cosa mi interessa?), infine si prende coscienza di alcune norme (ed esempio, in pochi giorni, i miei figli hanno imparato che è meglio non citare le persone con nome e cognome, per non violarne la privacy, che posso scrivere quello che penso e quel che mi piace, ma non fatti personali di qualcun altro, che bisogna stare attenti a non fornire i propri dati completi, come norma di sicurezza, inoltre ho cercato di far capire loro che ciò che si mette in internet in un certo senso è per sempre, bisogna pensare bene a quel che ci potrebbe nuocere o imbarazzare in futuro…). Quel che vorrei che imparassero da questo esperimento è qualcosa che potrà essere loro molto utile in futuro, specie se sapranno vedere la rete come uno strumento da padroneggiare e non come un fascino da subire e penso che il modo migliore per aiutarli sia di stare vicini a loro mentre imparano.

In fondo la rete è come le strade di sera: più le brave persone le disertano, più diventano luoghi pericolosi…

 

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Alla conquista del web

E’ nato un nuovo, per ora piccolo blog: Alla conquista del web

Alla lunga, a forza di proibire, abbiamo forse creato un’eccessiva fascinazione nei confronti della tecnologia. Meglio allora lasciar provare, imparare a gestire, pensare dei contenuti da comunicare. Così nasce questo esperimento, che forse avrà una durata o forse no. Ma se avete voglia di andare a vedere, commentare e soprattutto far commentare dai vostri figli, penso che DD e KK lo apprezzeranno moltissimo.

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A cuor contento

Ho i biglietti qui, nella mia scrivania. Non so quanti anni sono passati dall’ultimo concerto a cui ho assistito (certamente più di 15). Il 10 marzo, a Torino, ci sarò.

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Mandala mania

Non nego di aver avuto l’idea in un attimo di disperazione (Marco come sempre turbolento, Giorgio più nervoso del solito, tutti decocentrati, tutti un fascio di nervi tesi). Non so come mi sia tornato alla mente di aver letto che i mandala hanno un effetto rilassante, che aiutano la concentrazione e l’introspezione… non so neppure quanto ci sia di vero, ma ero all’ultima spiaggia e ho pensato di provare.

Ho stampato dei mandala con gradi diversi di difficoltà, ho iniziato a colorarne uno… e come per incanto eravamo tutti a colorare sul tavolo della cucina, confrontando i rispettivi lavori, commentando accostamenti cromatici e andamento del disegno… insomma abbiamo iniziato un periodo di “mandala mania”, abbiamo voluto disegnarne alcuni semplici e stamparne altri più complicati, abbiamo confrontato le differenze tra disegni identici colorati in modi differenti… abbiamo coinvolto anche un paio di amichette che sono passate di qui come ospiti nello scorso fine settimana.

Se persino Giorgio, che odia colorare con tutte le sue forze, ha voluto cimentarsi, direi che l’esperimento può dirsi positivo.

So che per alcuni i mandala sono delle specie di mappe del cosmo… per me sono stati semplicemente uno strumento per aggregare i miei figli sospendendo una fase super-litigiosa, per focalizzare l’attenzione su un lavoro manuale e provare a fare qualcosa insieme in un clima laborioso e rilassato. Non durerà per sempre, ma godiamoci i momenti buoni, giusto?

Ecco un po’ di sitografia:

http://www.colorare.it/mandala-bambini.html

http://mandalascuola.blogspot.com/

http://www.mon-coloriage.com/mandala

http://www.free-printable-mandala-coloring-pages.com/free-mandalas-to-color.shtml

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Love stories

Ieri Caterina ha voluto farsi arricciare i capelli, Giorgio improvvisamente ha avuto un’infiammazione agli occhi che richiedeva occhiali da sole, Marco ridacchiava e Giulia cercava freneticamente posto per i fiori regalati dal suo fidanzatino.

Ognuno aveva un biglietto pronto, un regalino, un cuore disegnato.

A me fanno tenerezza questi amori delicati, un po’ comici ma anche molto seri.

E’ una cosa importante, l’amore dei bambini. A volte mi chiedo come provare a meritarlo.

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La scelta della scuola

Come ogni anno, tra gennaio e febbraio arriva l’epoca delle scelte scolastiche, delle pre-iscrizioni, degli open days, dei mille dubbi riguardanti una svolta così importante per la vita dei nostri figli.

In casa nostra ci sono per lo più riconferme: solo Caterina finisce un ciclo scolastico (le elementari, o scuola primaria) e passerà a quello successivo (scuola media, o secondaria di primo grado).

Il bilancio di questo primo ciclo scolastico (anche se mancano pochi mesi) non è univoco.

Da un lato, le maestre principali hanno certamente fornito una buona preparazione a tutta la classe. Sono persone molto esigenti e alcuni argomenti sono stati approfonditi fino alla nausea (v. preistoria o civiltà egizia), ma l’impressione generale è che abbiano insegnato bene e tanto.

Più carenti sono stati invece gli insegnamenti di alcune materie collaterali, quali inglese, informatica e musica. Tre materie in cui hanno fatto davvero poco, poco, poco.

Dal punto di vista umano, Caterina ha stretto alcune amicizie (ma anche alcune salde antipatie), ha sofferto della mancanza di intervallo, di ricreazione all’aperto, dell’eccesso di compiti, del ruolo di controllore continuamente imposto ad alcuni elementi della classe (tra cui mia figlia).

Avrebbe dovuto correre di più all’aperto, fare più educazione fisica, apprendere più cose osservandole dalla realtà e non dai libri, avrebbe dovuto non essere costretta a scrivere alla lavagna chi parla, chi spinge, chi urla. Avrebbe dovuto avere più pomeriggi liberi, più tempo per leggere i suoi amati libri, per stare all’aperto, per giocare. Insomma, la sensazione generale è che, visto da qui, giugno sembra la fine di un tunnel triste e grigio.

Qualche giorno fa ho consegnato il modulo di pre-iscrizione alla scuola media più vicina a casa nostra, una scuola pubblica, nota per essere una buona scuola, già frequentata dalla sorella maggiore, che si era trovata molto bene. Inoltre è una scuola con un ampio cortile, tre palestre e un mare di attività sportive (giusto per cambiare stile rispetto alle elementari).

La scelta non riguardava dunque la scuola (è vicina, è gratis e abbiamo avuto buone esperienze), ma il tipo di orario.

Le offerte in sostanza sono due:

– tempo ordinario (dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 13,30)

– tempo prolungato (come sopra, ma con due rientri settimanali fino alle 16).

E infatti abbiamo scelto la terza soluzione!

La scuola ha chiesto (e spera di ottenere) una classe sperimentale a indirizzo musicale (stesso orario del tempo ordinario, più un’ora un pomeriggio della settimana di lezione musicale). La classe farà complessivamente 3 ore di musica (prendendone in prestito una anche da italiano), con una parte del tempo dedicato a uno strumento, l’altra alla musica d’insieme.

Oltre all’interesse per la musica in sé, la motivazione di tale scelta è dovuto a più fattori: intanto, un orario breve, che finalmente permetterebbe a mia figlia di gestirsi una parte della giornata secondo i propri ritmi (è quella soprannominata “il bradipo”, ricordate?). Poi, il fatto che la sezione interessata da questa sperimentazione sia la stessa che aveva frequentato a suo tempo la sorella più grande, in cui rimangono più o meno gli stessi professori, con cui ci eravamo trovati molto bene. Infine, a naso, la sensazione che la scuola stia puntando molto su questa classe, che sarà un po’ la loro “punta di diamante”, quindi – detto in soldoni- avranno un occhio di riguardo in ogni circostanza, specie nella scelta dei professori.

Le lingue scelte sono inglese e francese (l’alternativa al francese sarebbe stata il tedesco, ma Caterina l’ha scartato subito in modo categorico).

L’unico dubbio rimane dunque relativo all’effettiva approvazione di questa sperimentazione, oltre al fatto che si tratta di una classe con un limite numerico (24 ragazzi) e c’è il rischio di esserne esclusi.

Giulia intanto, pur essendo al penultimo anno di liceo classico, ha già seguito alcuni incontri di orientamento universitario e pare estremamente interessata a fisica… Che dire? La propensione per la matematica non le viene certo da me, ma sono contenta che abbia trovato un proprio talento particolare da coltivare! Comunque c’è ancora tempo e staremo a vedere.

Mi piacerebbe aggiungere alcune valutazioni su scuola pubblica e scuola privata, che in parte ho abbozzato in risposta a questo post, ma per ora rimando a un altro momento per assoluta mancanza di tempo.

Ma solo a me sembra che la scelta della scuola per i figli sia più una scommessa alla lotteria che una scelta controllabile e verificabile in partenza? Solo io ho questa sensazione che si riassume in un “Dio ce la mandi buona”?

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La presentazione di Gesù al Tempio


Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Lc 2, 22-40

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