Corie, in risposta a un precedente post, scrive:
“Mi piacerebbe approfondire la questione della proibizione, perché a me il web fa proprio paura!!! L’idea che prima o poi lo utilizzino mi lascia un po’ perplessa e cerco spunti per una visione + costruttiva dell’inevitabile evento.”
Stavo per risponderle, ma poi mi sono accorta che veniva fuori un nuovo post, eccolo:
Bella domanda, credo che la paura sia comune a tutti i genitori!
Qui da noi gli schermi sono molto contingentati: un’ora al giorno al massimo. Di tanto in tanto un film completo in DVD nel week-end. Inoltre evitiamo con tutti i mezzi la tv generalista (alle 7 di sera puoi trovarti davanti al presentatore che vive di doppi-sensi volgari, alla valletta che nasconde molto poco all’immaginazione, per non parlare delle veline, a episodi di cronaca davvero efferati raccontati con dettagli da maniaci…): abbiamo il pacchetto Mediaset Premium con Disney Channel e un canale di calcio e raramente capita che i bambini cerchino altro.
Il computer è usato a seconda delle età: la diciassettenne ha un account di facebook e uno di msn, che usa soprattutto per tenersi in contatto con gli amici dei campeggi estivi, sparsi per l’Italia, comunque il computer sta in sala o in cucina, dove c’è via vai di persone che buttano l’occhio e lei è molto responsabile nell’utilizzo, poi usa iTunes per scaricare la musica (con divieto assoluto di scaricare illegalmente), oppure vede qualche dvd quando mio marito segue il calcio.
Per quanto riguarda gli altri: capita che vedano dei video musicali su YouTube (durante gli scorsi mondiali di calcio tutti i giorni Waka-Waka!) o che sia io a proporre dei video didattici su alcuni argomenti affrontati a scuola (ciclo dell’acqua, vulcani, ecc…), per fissare meglio alcuni concetti con le immagini.
Oppure fanno dei giochi nel sito Disney (o simili), degli esercizi su un sito di matematica americano, cercano immagini per qualche ricerca (NON permetto invece di fare la ricerca completa su Wikipedia). In ogni caso io o il padre siamo al loro fianco e non hanno il permesso di navigare liberamente (cioè, ad esempio, se io metto un sito di giochi, loro possono muoversi solo all’interno del sito).
So che esistono anche dei filtri molto severi che permettono ai ragazzi di navigare in internet con impostazioni di sicurezza rigidissime, ma non li ho mai provati. In primo luogo, perché per lavoro non posso bloccare l’accesso ad alcuni siti da parte del mio computer, poi perché essere vicina e presente mi sembra, almeno per ora, la maggior forma di sicurezza.
Però l’uso molto limitato ha portato soprattutto il mio Giorgio ad avere una specie di sete tecnologica, per cui tutto quello che ha uno schermo lo affascina. Si costruisce computer con fogli di cartone e raccoglie ogni depliant pubblicitario con prodotti di elettronica. Ho pensato che forse è meglio sfruttare questo interesse, piuttosto che creare un’ossessione che ha il fascino del proibito.
Scrivere un blog può essere anche molto educativo: significa prima di tutto imparare alcune abilità tecniche (dov’è il corsivo? Come seleziono una parte di testo? Come si inserisce un link?…), poi bisogna pensare ai contenuti (cosa voglio scrivere? A chi mi rivolgo? Cosa mi interessa?), infine si prende coscienza di alcune norme (ed esempio, in pochi giorni, i miei figli hanno imparato che è meglio non citare le persone con nome e cognome, per non violarne la privacy, che posso scrivere quello che penso e quel che mi piace, ma non fatti personali di qualcun altro, che bisogna stare attenti a non fornire i propri dati completi, come norma di sicurezza, inoltre ho cercato di far capire loro che ciò che si mette in internet in un certo senso è per sempre, bisogna pensare bene a quel che ci potrebbe nuocere o imbarazzare in futuro…). Quel che vorrei che imparassero da questo esperimento è qualcosa che potrà essere loro molto utile in futuro, specie se sapranno vedere la rete come uno strumento da padroneggiare e non come un fascino da subire e penso che il modo migliore per aiutarli sia di stare vicini a loro mentre imparano.
In fondo la rete è come le strade di sera: più le brave persone le disertano, più diventano luoghi pericolosi…