Archivi del mese: dicembre 2009

Santo Natale


“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv, 1,14)

2 commenti

Archiviato in feste, monastica

O Emmánuel

Antifona del 23 dicembre

O Emmánuel, Rex et legifer noster, exspectátio géntium, et Salvátor eárum: veni ad salvándum nos, Dómine, Deus noster.

(O Emmanuele, nostro re e legislatore, che tutti i popoli attendono quale loro Salvatore: vieni a salvarci, Signore nostro Dio!).
Tr. d.

Lascia un commento

Archiviato in monastica

O Rex géntium

Antifona del 22 dicembre

O Rex géntium, et desiderátus eárum, lapísque anguláris, qui facis útraque unum: veni, et salva hóminem, quem de limo formásti.
(O Re delle nazioni, oggetto del loro desiderio, chiave di volta che unisce gli opposti, vieni a salvare l’uomo che hai formato dal fango).
Tr. d.

Lascia un commento

Archiviato in monastica

O Oriens

Antifona del 21 dicembre

O Oriens, splendor lucis aetérnae, et sol iustitiae: veni, et illúmina sedéntes in ténebris et umbra mortis.
(O Oriente, splendore della luce eterna, Sole di giustizia, vieni e illumina coloro che sono assisi nelle tenebre e nell’ombra della morte).
Tr. d.

Lascia un commento

Archiviato in monastica

O clavis David

Antifona del 20 dicembre


O clavis David, et sceptrum domus Israel; qui áperis, et nemo claudit; claudis, et nemo áperit: veni, et duc vinctum de domo cárceris, sedéntem in ténebris et umbra mortis.

(O chiave della città di Davide, scettro della casa di Israele, tu apri e nessuno può chiudere; chiudi e nessuno può aprire: vieni, fai uscire dal carcere il prigioniero, stabilito nelle tenebre e nell’ombra della morte).

Tr. d.

Lascia un commento

Archiviato in monastica

O radix Iesse


Antifona del 19 dicembre

O radix Iesse, qui stas in signum populórum, super quem continébunt reges os suum, quem gentes deprecabúntur: veni ad liberándum nos, iam noli tardáre.
(O figlio della stirpe di Jesse, segno eretto davanti ai popoli, davanti al quale i sovrani rimangono in silenzio, tu che i popoli chiamano in aiuto: vieni a liberarci, non tardare oltre).

Tr. d.

Lascia un commento

Archiviato in monastica

Una settimana molto intensa

Iniziata lunedì con il concerto natalizio della classe di Giorgio…


Proseguita martedì con lo spettacolino all’asilo di Marco e Benedetta (nella foto si vede un momento in cui fanno le ombre cinesi)…

Per arrivare mercoledì alla festa di compleanno di Caterina…


Infine giovedì lo spettacolo della classe di Caterina…

Quasi dimenticavo: sempre giovedì sera Giulia era invitata al ballo natalizio della scuola del suo fidanzatino. La potete ammirare in un magico momento sotto il casco del parrucchiere… sappiate che non c’è niente di così stressante come un’adolescente femmina che si prepara per una festa!
Tutto molto bello, ma ora ci vogliono un po’ di riposo, di silenzio e raccoglimento. Ci vogliono intimità, momenti tranquilli, gesti lenti.

2 commenti

Archiviato in famiglia, feste, teatro, vacanze

O Adonai


Antifona del 18 dicembre

O Adonái, et Dux domus Israel, qui Móysi in igne flammae rubi apparuisti, et ei in Sina legem dedísti: veni ad rediméndum nos in brácchio exténto.
(O Signore, guida del popolo d’Israele, che sei apparso a Mosé nel fuoco del roveto ardente e gli hai dato i tuoi comandamenti sul monte Sinai, arma il tuo braccio, e vieni a salvarci.)
Tr. d.

Lascia un commento

Archiviato in monastica

O Sapientia


Antifona del 17 dicembre


O Sapientia, quae ex ore Altissimi prodisti, attíngens a fine usque ad finem, fórtiter suàviter disponensque ómnia: veni ad docéndum nos viam prudéntiae.

(O Sapienza, scaturita dalla bocca dell’Altissimo, che avvolgi tutte le cose da un confine all’altro e con forza e dolcezza le disponi, vieni a insegnarci il cammino della prudenza).
Tr. d.

2 commenti

Archiviato in monastica

Fiabe classiche e altra letteratura per l’infanzia


Prendo spunto da un interessante intervento sul tema per affrontare un argomento che mi interessa e mi affascina.

Nulla è più profondamente radicato nell’immaginario (e spero anche nell’effettiva prassi) popolare riguardante l’infanzia della lettura serale delle favole ai bambini.

In questo rito della buonanotte c’è prima di tutto il respiro della voce umana, che con il proprio ritmo e con il tono accompagna il passaggio dallo stato di veglia a quello incosciente del sonno. C’è la vicinanza fisica, ci sono i riti serali (il pigiama, lavarsi i denti, preparare gli oggetti della nanna, le preghiere…), c’è la fatica di una giornata che si chiude, c’è il buio che sta fuori, la luce accesa, l’attesa per il giorno che viene.

Le favole classiche rappresentano certamente un modo di nutrire l’infanzia di incanto, di valori, di immaginazione, e amo moltissimo leggerle insieme ai miei figli, spesso la stessa favola per molte sere di seguito, perché anche certi toni della voce, le pause, i gesti, diventano un rito e permettono di assimilare lentamente il mondo parallelo che la fiaba propone.

Ma penso che ci sia anche qualcosa di più… un mondo arcaico e archetipico, un mondo che non può evitare di essere a tratti crudele e spietato e a tratti stereotipato, che racconta di iniziazioni e di passaggi all’età adulta, di battaglie eroiche, di virtù che trionfa e bellezza che incanta. Molti temi delle favole classiche non sono pensati espressamente per bambini: venivano raccontati a memoria (e qui si potrebbe aprire tutto un discorso parallelo sull’oralità…) nelle campagne le sere attorno al fuoco, per divertire e affascinare tutti i membri della famiglia, parlavano (anche se in modo traslato) non solo di nozze e momenti felici, ma di fame, di carestie, di ingiustizie.

In certi momenti mi sono sentita a disagio con alcune favole (e di solito preferisco leggerle da sola prima di proporle ai miei figli), ma in generale preferisco la crudezza e anche il linguaggio impervio delle fiabe originali dei Grimm, alla loro versione edulcorata (nei contenuti) e impoverita (nel linguaggio) proposta –ad esempio – dalla Disney, o da tante riduzioni brutte e sciatte (che spesso cancellano la complessità e l’atmosfera di incanto delle fiabe originali, mantenendone crudeltà e stereotipi). Ciò non toglie che anche in casa mia il dvd di Biancaneve venga visto di tanto in tanto ;)!

Ci sono favole dei fratelli Grimm, come La guardiana delle oche – che abbiamo letto moltissimo -, che mi sembrano avere uno sfondo complesso e interessante; la principessa prima è piuttosto incapace (senza il fazzoletto con il sangue della madre è indifesa), ma poi impara a cavarsela anche come guardiana… fino al momento in cui passa letteralmente da un forno (simbolo quasi alchemico di trasformazione e rinascita), uscendone trasfigurata. A quel punto la sua identità è ristabilita e l’equilibrio delle cose ripristinato.

Un altro libro che abbiamo amato moltissimo è Fiabe russe edito da MottaJunior e illustrato magnificamente da Ivan Bilibine. In questo, come in molti altri casi, le illustrazioni sono un mondo incantato a sé stante.

Trovo che nelle favole classiche più “noir”, i bambini abbiano modo di elaborare in maniera a loro accessibile e in certo senso “rassicurante” gli aspetti oscuri dell’esistenza: la morte, la paura, il male, sono realtà certamente da non buttare addosso ai bambini, ma che non possono neppure essere loro completamente estranee. Possono morire i nonni, un amico o un membro della famiglia può ammalarsi gravemente, l’ingiustizia, per quanto piccola, è spesso presente anche nei rapporti tra fratelli. Le fiabe danno ai bambini l’immaginario con cui elaborare tutti questi elementi senza soccombere emotivamente e anche senza dover essere troppo esposti alla ben diversa durezza della realtà. Il mio discorso non è “devono abituarsi alle bruttezze della vita”, ma -al contrario – non potendo esserne completamente al riparo devono poter trovare l’immaginario, le parole e anche un sistema di valori in cui “inquadrare” ciò che di queste bruttezze filtra fino a loro. Quante volte i bambini fanno domande serissime, quasi urgenti, che riguardano la morte, il male (i miei figli dicono “i ladri”, ma intendono qualunque genere di malvagità), la sofferenza? Certamente vanno rassicurati, ma questi sono temi che non si possono banalizzare, a volte bisogna permettere al bambino, in maniera controllata e circoscritta, di andare al fondo di un dolore, di una paura.

Devono poter apprendere che spesso la gioia finale è il frutto di un lungo lavoro (attivo o passivo, il lavoro dell’eroe che affronta un’avventura, ma anche quello dell’eroe che semplicemente rimane virtuoso fino all’ultimo). Devono, come gli hobbit de Il Signore degli anelli, saper molto gioire e molto soffrire, saper amare la vita tranquilla ed essere pronti all’avventura pur di difenderla.

Per il resto, anche noi amiamo Rodari, Tre fratelli, quaranta ladroni, cinque storie di ladri e burloni: un libro bellissimo illustrato con le favole raccontate in versi da Emanuele Luzzati, così come anche alcune storie di Roberto Piumini (in particolare Chicino e Cicotta, edito da Emme edizioni), queste storie sono fantastiche, divertenti, educative…ma non toccano quel grumo “oscuro” dell’esistenza che a volte tanto inquieta i bambini, servono ad altro e toccano altri ambiti.

9 commenti

Archiviato in educazione, famiglia, libri