Archivi categoria: varie

Appello per la Parrocchia di San Giovanni Battista (L’Aquila)

 Reblogged from filia ecclesiae – carpe gratiam:

Rilancio questo appello dell’amica Maria Cristina Teti.

Cari amici, mi trovo in grande difficoltà a scrivere ciò che leggerete. Con il timore di non riuscire a rappresentare adeguatamente la situazione con conseguente rischio di fraintendimento. Vi prego di farmi credito della totale buona fede, non farei questo se non fosse necessario tentare ogni strada.
Oggi pomeriggio il mio parrocco, don Ramon Mangili, bergamasco doc ma con il cuore ormai aquilano, ha convocato tutti i collaboratori parrocchiali, si pensava per un anticipato rinizio d’anno. Purtroppo la realtà è stata diversa, un cazzotto dal quale ancora dobbiamo riprenderci. Necessita una breve premessa. Sapete che sono aquilana, e quindi “terremotata” ( virgoletto perchè ormai è diventato uno status sociale, e la cosa mi ripugna). La mia chiesa parrocchiale è inagibile da quel dì di 3 anni fa, e da ottobre 2009 abbiamo una grande tensostruttura donataci dal Comune di Roma, che con il tempo abbiamo cercato di rendere il più possibile somigliante ad una Chiesa. E ci siamo riusciti. Abbiamo il Tabernacolo, e perfino un confessionale!! L’interno è stato rivestito di legno, curiamo i fiori all’esterno e quest’estate uomini di buona volontà hanno anche costruito una tettoia esterna sempre in legno per evitare che quando piove non entri l’acqua fin dentro.
Ma la grande nevicata dell’inverno passato ha messo a dura prova la struttura, che ha ceduto in alcuni punti sul tetto, ma ciò che è peggio è che per evitarne il crollo il riscaldamento ( che va a gasolio) è stato acceso giorno e notte per 2 mesi circa, il tutto per 6.000 € che si sono sommati ad una situazione economica drammatica. Questo tendone tra Enel e riscaldamento, insieme ai 5 container che abbiamo per le nostre attività di catechismo e quant’altro, ha un costo esorbitante che ormai non riusciamo più a gestire. Non abbiamo più soldi, e la Curia aquilana non può aiutarci. Su questo non chiedetemi nulla, preferisco tacere per misericordia.Da qui la decisione di don Ramon: se non si torvano fondi dovremo smontare la tensostruttura prima dell’inverno. Non avremo più una chiesa, nella parrocchia più grande dell’Aquila.
Ora potrei scrivere pagine e pagine sull’emergenza sociale e giovanile di questa città dimenticata, sull’importanza di una parrocchia come la nostra che ha ricominciato a lavorare dal maggio 2009 nelle tendopoli del quartiere ( ben 4!!!) con scuola estiva, attività ludiche, messa quotidiana, sostegno agli anziani. Potrei deliziarvi ( si fa per dire) con racconti dell’orrore su tredicenni che si prostituiscono nei centri commerciali, o si ubriacano in un centro che è morto, dove le famiglie sono disgregate, gli anziani si suicidano, tutto nel più totale silenzio. Ma questo è niente al pensiero che una comunità di quasi 8.000 persone non avrà una Chiesa dove celebrare l’Eucarestia, fosse anche un tendone. Ormai ci siamo affezionati, è diventata la nostra Casa comune, con il freddo gelido o il caldo insopportabile, sempre lì, ciascuno secondo i propri carismi e il proprio tempo, a lavorare per il Signore. Ecco, questo è il dramma vero della mia parrocchia. Perchè vi scrivo? Perchè chi può, chi vuole, chi se la sente si faccia promotore presso la propria parrocchia, o un gruppo di preghiera o un’associazione etc etc per darci una mano. Ci servono soldi, e io mi sento morire a scrivere questa cosa in un momento di crisi per tutti, ma vi prego, aiutateci a poter mantenere la nostra Tenda-Chiesa. A svernare anche questa volta, e poi Dio provvederà. In questi 3 anni il nostro parroco è stato una roccia, e se la comunità, anche se a fatica, si sta ricompattando è perchè davvero don Ramon è stato prezioso strumento nelle mani del Signore per tutti noi. Oggi abbiamo visto un uomo affranto, dispiaciuto, lì lì’ per mollare tutto. Non riesco, stranamente perchè la parola scirtta mi è congeniale più di quella parlata, a darvi contezza del sordo dolore che proviamo: la maggior parte di noi ha perso davvero tanto quella maledetta notte, e quella Chiesa a foma di Tendone, che nulla ha di artistico ma dove è contenuta l’opera mirabile di Dio che è suo Figlio fattosi carne per noi, è stata in questi 3 anni IL punto di riferimento, il faro, la luce nel buio del dolore e dello smarrimento.
Sentitevi liberi amici, di rispondere o meno, a tutti o solo a me, A nome della comunità di San Giovanni Battista di L’Aquila vi ringrazio perchè so comunque che pregherete per noi perchè si manifesti la Provvidenza in questa situazione. E se qualcuno di voi vuole/può farsi strumento di tale provvidenza, non potemmo mai finire di ringraziarlo. Una sottoscrizione nel quartiere, o una piccola raccolta in parrocchia, o nel luogo di lavoro…..l’oceano è fatto di gocce diceva una grande santa,e ogni goccia è importante.
Chi volesse saperne di più, per avere dati precisi, e una rappresentazione puntuale della situazione, non ha che da chiedermi il cellulare e/o l’email di don Ramon. Io di più non voglio sapere. Grazie per l’attenzione, e soprattuto pregate per noi. Che Dio vi benedica davvero, perchè so nel mio cuore che ognuno di voi ci sarà vicino come potrà.E se sarà nella preghiera, sarà già tutto.

Un abbraccio in Cristo
Maria Cristina Teti

Leggi anche la lettera del parroco don Ramon Mangili sulla situazione della parroccha: http://www.sangiovannibattista.eu/?p=1370

Per contattare don Ramon: http://www.sangiovannibattista.eu/?page_id=56

Codice IBAN della Parrocchia San Giovanni Battista: IT 62 L 0539 003600 000 000 000 470

http://www.sangiovannibattista.eu/?p=424

Lascia un commento

Archiviato in varie

Premi

In questi giorni ho ricevuto due “premi” di quelli che circolano per il web. Immeritatamente, mi viene da dire subito, perché sono davvero scostante nell’aggiornamento di entrambe le mie trascuratissime creature.

In ogni caso, sto al gioco e provo a ricevere le menzioni e a ringraziare chi ha la gentilezza di seguirmi.

In primo luogo Martina, di http://leportedellaterradimezzo.blogspot.it/, la quale ha consegnato al mio Canone Occidentale il premio Blog 100% affidabile

Image

I requisiti per ricevere il premio sono i seguenti:

1) È aggiornato regolarmente.
2) Mostra la passione autentica del blogger per l’argomento di cui scrive.
3) Favorisce la condivisione e la partecipazione attiva dei lettori.
4) Offre contenuti e informazioni utili e originali.
5) Non è infarcito di troppa pubblicità.

Sul primo requisito è meglio sorvolare, per il resto valutate voi.

Mi si chiede quando e perché ho deciso di aprire quel blog: direi che è stata una crescita “organica” di Perfectio Conversationis. Ormai la riflessione su alcuni temi stava diventando ricorrente e rischiava di dare un carattere mono-tematico a questo blog che invece voleva situarsi nel punto di incontro di diversi piani della mia vita. È stato naturale quindi “stralciare” le riflessioni più specifiche su scuola, cultura, trasmissione del sapere, per farne un blog più specifico.

Il secondo premio che mi viene gentilmente assegnato è il Liebster Blog, da parte di Ste di http://maghelladicasa.blogspot.it/

Image

Le regole da rispettare per accettare il premio sono:

– la segnalazione sul proprio sito di 5 blog con meno di 200 lettori, evidenziando i rispettivi link;

– lasciare un commento su questi blog per avvisarli del premio;

– ringraziare chi vi ha assegnato il premio (nel mio caso Ste, appunto: grazie!);

-condividere con i lettori 5 cose su di sé che le persone non conoscono, eccole:
1) La prima cosa che faccio sapere è che non so se voglio far sapere 5 cose di me;
2) in ogni caso, sono una collezionista, cultrice e appassionata di profumi;
3) una volta mi piaceva nuotare, ora se posso lo evito;
4) sono figlia unica e ne ho sempre approfittato troppo;
5) capita spesso che la notte io sogni ciò che mi rende felice.
Dovrei a mia volta consegnare un premio o l’altro, poi andare sulle bacheche degli interessati per darne comunicazione… preferisco invece ricordare un post in cui segnalavo alcuni blog che seguo con maggior frequenza. Tra quelli stranieri, una segnalazione particolare a http://wildflowersandmarbles.blogspot.it/: sempre pieno di idee, splendide foto e spunti da rubare!

Lascia un commento

Archiviato in varie

Non nascondere i talenti

Non dovete nascondere il vostro talento o tenere celate le vostre virtù. Desidero laici non irruenti nel parlare né litigiosi, ma persone che conoscano la propria religione, che la pratichino, che sappiano qual è il loro ruolo, che sappiano che cosa hanno e che cosa non hanno, che conoscano il loro credo tanto bene da poterlo diffondere. Desidero laici intelligenti e istruiti (…) Desidero che ampliate le vostre conoscenze, coltiviate la ragione, riflettiate sulla relazione di verità, impariate a vedere le cose così come sono, a capire in che modo la fede e la ragione sono in rapporto fra loro, quali sono le basi e i princìpi del cattolicesimo.

(Beato Card. John Henry Newman)

3 commenti

Archiviato in varie

Misericordia e fermezza

Misericordia e fermezza dottrinale separate l’una dall’altra muoiono e non lasciano che due cadaveri: il liberalismo umanitario con la sua falsa serenità e il fanatismo con il suo falso zelo. È stato detto: la Chiesa per principio è intransigente, perché crede; nella pratica è tollerante, perché ama. I nemici della Chiesa sono tolleranti per principio, perché non credono, e intransigenti nella pratica, perché non amano.

(Réginald Marie Garrigou-Lagrange, O.P., Dieu, son existence et sa nature)

3 commenti

Archiviato in varie

Cavalleria

“La cavalleria! Essa alimenta, fanciulla, gli affetti più puri e più alti, è il sostegno degli oppressi, la riparatrice dei torti, il freno al potere dei tiranni. Senza di essa la nobiltà sarebbe un termine vuoto, e nella sua lancia e nella sua spada la libertà trova la migliore protezione”

Sir Walter Scott, Ivanhoe

“Non ci si inganni: quanto più un popolo è stato cullato nelle illusioni e immerso nella vita facile, tanto più l’élite chiamata a salvarlo deve condurre una vita austera e sacrificata: solamente così essa potrà disarmare l’invidia, suscitare la confidenza e dare inizio, con il suo esempio, ad una nuova disciplina e ad un risollevamento dei costumi. Le società cadono malate a cominciare dalla testa, e pure a cominciare dalla testa esse guariscono”

Gustave Thibon, Ritorno al reale

7 commenti

Archiviato in varie

Uno sguardo sul web

Nel web naturalmente si trova davvero di tutto e, proprio per via di questa abbondanza di materiale, a volte non riusciamo ad accorgerci di isole un po’ raccolte, ma molto ben curate.

Un po’ come si fa quando si distribuiscono i vari premi tra blogger, ho pensato di fare qualche segnalazione, di blog vecchi e nuovi che seguo con grande piacere e che consiglio con gioia:

http://unacasasullaroccia.wordpress.com/ Sottotitolo: “Cercando il buono, il vero e il bello…”

E’ nato da poco, ma ha già raccolto molto materiale. Un blog di apologetica cristiana, che tratta insieme temi di attualità e temi eterni.

http://filiaecclesiae.wordpress.com/ Sottotitolo: “Carpe gratiam!”

E’ gestito da due amici con gusti molto affini ai miei, quindi lo consiglio dalla prima all’ultima riga. Contiene dei veri tesori.

http://continuitas.wordpress.com/ Sottotitolo: “la Chiesa è, tanto prima quanto dopo il Concilio, la stessa Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica in cammino attraverso i tempi” (Benedetto XVI)

Un blog che affronta in modo serio e argomentato la tanto citata “ermeneutica della riforma nella continuità”.

http://www.leportedellaterradimezzo.blogspot.com/ Sottotitolo: “abito la Terra di Mezzo, in servizio permanente effettivo, tra un fonendo ed una tazza, di ricetta in ricetta”

Un’amica, medico omeopata, appassionata di cucina e di mille piccoli piaceri della vita quotidiana, ma che non trascura la fede e la vita dello spirito.

Infine ribadisco la segnalazione di due blog già ricordati in passato:

http://romualdica.blogspot.com/ Sottotitolo: “Note di un oblato benedettino”

Una ricca fonte di testi sulla spiritualità monastica, in particolare quella legata alla Forma Straordinaria del Rito Romano, con un attaccamento particolare all’Abbazia di Le Barroux, di cui sono a mia volta oblata.

http://costanzamiriano.wordpress.com/ Sottotitolo: “Sposati e sii sottomessa. Il blog di Costanza Miriano”

Non ha certo bisogno della mia pubblicità: il libro di Costanza Miriano è il caso editoriale dell’anno e anche il blog ha un successo meritatissimo. Le discussioni che seguono i vari post, pur essendo talora animate, rimangono in un quadro di grande compostezza e di vero arricchimento reciproco.

7 commenti

Archiviato in varie

Retablo – Tavola seconda: Il bello

Segue il secondo post, pubblicato sul blog di Costanza Miriano.

Ho pensato a lungo alle critiche di alcuni utenti di questo blog, persone che stimo e che han detto più volte che c’è troppo pessimismo, troppo attacco al mondo, troppo cattolicesimo barricadiero in alcuni post. È vero. Io stessa ho questa tendenza e la prima parte del mio Retablo sembra la descrizione di un incubo alla Orwell, senza speranza né gioia.

Forse c’entra anche l’indole personale, oppure la storia di ciascuno di noi: io sono stata segnata da tante cose, tra cui la meditazione sui due stendardi, che si fa durante gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola,: “Il primo preludio è la storia. Sarà qui come Cristo chiama e vuole tutti sotto la sua bandiera e Lucifero al contrario sotto la sua”. Durante gli Esercizi siamo chiamati a scegliere sotto quale bandiera, in quale esercito militare: che ci sia una guerra, è dato per scontato. Ma di questa guerra la storia è già scritta. Un esercito ha già vinto, per sempre, il suo antagonista. Non è così difficile la scelta.

È difficile amare i nostri nemici. Guadagnarli al nostro esercito, per quanto possiamo. Ecco, in questa lotta, non dobbiamo dimenticare le regole della cavalleria: scontro leale, un braccio teso al nemico disarcionato. Soprattutto, vero amore per le anime, che si può sposare soltanto con un sincero amore per la verità e dunque orrore per il peccato.

Il punto è che gli uomini, per loro natura, non sono portati a ragionare correttamente mentre li minacciamo con un grosso bastone. Né, curiosamente, diventano più aperti alla Grazia mentre organizziamo contro di loro un attacco frontale. Tali attacchi andrebbero riservati all’errore, non all’errante. L’errante si conquista al vero – che è preludio al Vero – con sguardo limpido, genuino interesse, vero amore, non di quella melassa che riempie schermi e canzonette, l’amore di cui si dice “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Ecco, questo amore all’interno di una battaglia, c’è chi sa esprimerlo meglio di altri. C’è chi sa dare dei segni. Dal canto mio, so di non essere stata convertita da un esercito –per quanto vittorioso – ma da un’immagine del Paradiso. E più specificamente, dalla Bellezza di tale immagine. Nulla mi è sembrato più vero, in vita mia, di tale bellezza.

“A Dio si arriva attraverso il vero, il buono e il bello. La Rivoluzione – intesa dalla scuola contro-rivoluzionaria come processo di attacco al cristianesimo che percorre tutta la storia dell’Occidente moderno – ha reso particolarmente difficile, tanto più per i laici immersi nel mondo, cogliere il vero e il buono. Rimane il bello, ed è significativo come la scuola contro-rivoluzionaria del XX secolo abbia insistito sulla via pulchritudinis, la via del bello, non certamente come l’unica via spirituale del nostro tempo ma come una via specialmente adeguata ai laici nell’epoca della Rivoluzione” (Massimo Introvigne, vedi qui). La bellezza, è il segno che resta di due millenni di civiltà cristiana: continua ad attrarre e volgere le anime verso il mondo spirituale che l’ha prodotta.

Chiese romaniche, musica barocca, arte gotica, mosaici bizantini, canto gregoriano, vetrate cattedrale, la “bellezza” del pensiero di sant’Agostino e san Tommaso, monasteri sparsi per l’Europa, chiostri cistercensi, Dante e Manzoni, possono essere non solo morti resti del passato, ma ciò che alla fine conta, ciò che abbiamo da passare al futuro, ciò che ci caratterizza. Ecco, la via della bellezza è la via che porta a Dio guardando un paesaggio in montagna o una tempesta sul mare, ma anche le opere degli uomini innalzano l’anima, se vengono da un’autentica ricerca di Dio. Possiamo chiederci se nell’epoca presente siamo ancora capaci di produrre gli stessi capolavori di arte e bellezza del passato, ma non credo che si possano rincorrere le forme, bisogna risalire alla sorgente, che è la ricerca di Dio.

Il massimo della bellezza, in vita mia, l’ho visto in monastero, durante l’ufficio liturgico dei monaci in canto gregoriano e ancor più durante la Messa conventuale, autentico anticipo di Paradiso in terra.

E qui, circolarmente, ricomincia la riflessione sul vero.

La prima parte qui.

1 Commento

Archiviato in varie

Retablo – Tavola prima: Il vero

Image

Ripropongo qui, a qualche settimana di distanza, un paio di miei articoli gentilmente ospitati sul blog di Costanza Miriano. 

Il mondo è in frantumi, lo diceva già una trentina di anni fa Solgenitsin, e non aveva ancora visto il peggio.

Il sociologo Giuseppe De Rita, nel 44° Rapporto annuale del Censis (2010), parla di “società coriandolare”, ancor più disgregata rispetto a quella “liquida”, descritta da un altro sociologo, Zygmunt Bauman.

Come siamo finiti in coriandoli?

Stracciando sempre più i rapporti che legano l’uomo a Dio, poi quelli che legano l’uomo all’uomo, infine i legami interni che tengono unito l’uomo in sé stesso. A ogni pezzetto che andava in frantumi, ci siamo appellati a qualche libertà, a qualche bisogno reale, senza comprendere che ci consegnavamo, mani e piedi legati, ai nostri nemici o, se volete, al Nemico.

Ma il primo passo, quello che più conta, è stata la mistificazione del concetto di verità.

Siamo piombati nel mondo dell’opinione: quella di Lutero e dei suoi seguaci, che non vollero sottomettersi all’autorità della Chiesa, e poi passo passo l’opinione che accampa pretese nei confronti di ogni altra autorità, quella di chi crede che si possa decidere della vita e della morte in piena autonomia, nell’aborto e nell’eutanasia, l’opinione di chi vuole addirittura rinnegare l’evidenza di maschile e femminile, trasformandola in una libera scelta, un’opzione volontaristica tra tante.

Non che la verità sia semplice: è una tensione, un lavoro, una responsabilità. Ha i suoi rischi, come tutto.  Ha i suoi vantaggi, però, per i quali è insostituibile: è roccia a cui poter tenere ancorato il pensiero, è solida, si impone, è valida moneta di scambio tra uomini.

La verità ha come primo presupposto la convinzione che ci sia un mondo al di fuori di noi almeno parzialmente conoscibile e come secondo presupposto la persuasione che abbiamo gli strumenti – intelletto, logica, sensi e loro estensioni artificiali – per conoscerlo.

Contra facta non valet argumentum, dice un vecchio adagio. Ecco, mi guardo attorno e vedo un mondo che accampa argomenti su argomenti contro i fatti, al punto da negare l’esistenza dei fatti stessi, riconoscendo valore fondativo ai soli argomenti. Senza verità, siamo tutti coriandoli isolati, senza capacità di comunicare, in grado soltanto di prevaricare o essere prevaricati. Senza verità, siamo disperati, perché ciò che la nostra mente ha autonomamente creato, in un attimo la nostra mente può autonomamente distruggere. Senza verità, a nulla serve la famiglia, ci saranno mille famiglie e infinite combinazioni possibili di esseri umani e relative pulsioni e figli concepiti nel più antico dei modi e poi in mille altri modi ancora, tutti i modi essendo intercambiabili. Famiglia non sarà più il nucleo che dura nel tempo, che trasmette la vita e la cura, specie nei più deboli: bambini, malati, anziani. Famiglia sarà un nucleo provvisorio di rivendicazioni infinite: case, patrimoni, figli come beni da assegnare, pensioni, sgravi fiscali. Nascite da programmare, eutanasie da calendarizzare. Senza verità, l’uomo in sé stesso è un oggetto auto costruito/auto distrutto.

Le ultime derive dell’arte, ad esempio l’artista Franko B (attenzione: il link è solo per stomaci forti), sono inquietanti: si usa il corpo stesso come opera d’arte, non più in performance in cui viene dipinto e decorato come nella vecchia body art,  piuttosto sezionandolo e ricomponendolo arbitrariamente, facendone oggetto di performance di alta macelleria. L’ultimo stadio della lotta all’uomo: l’uomo che lotta in sé stesso, che si vuole ridefinire su base volontaristica; scelgo il sesso, ma anche la forma, la trama della pelle, la disposizione degli organi… come sempre l’arte, anche nelle sue aberrazioni, sa arrivare al fondo delle questioni.

In Gen 3,21 leggiamo “il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì”. Cacciando Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre, Dio ne ha subito cura, li veste, dà loro un abito: un habitus, delle abitudini, delle consuetudini che lo proteggano e ne rivestano la nudità.

La folle lotta contro la verità a cui stiamo assistendo prende forme molteplici, ma mai così virulente come la lotta alla famiglia, il raggruppamento umano minimo, il nucleo di base in cui la verità è incarnata da relazioni biologiche, da necessità vitali, da trasmissione di abitudini/abiti, cioè di civiltà, dal passato al futuro. Non è un caso che la lotta più dura si stia combattendo su questo fronte. Non si tratta soltanto di omosessualismo, di aborto ed eutanasia, si tratta di sciogliere il significato stesso di famiglia ampliandolo a dismisura, diluendolo in ogni salsa, fino a raggiungere il vero sogno di ogni assolutismo: una società di cellule separate, di coriandoli, da organizzare e riorganizzare in continuazione sulla base di funzionalità provvisorie, convenienze temporanee, organigrammi sempre mobili. Ogni individuo considerato soltanto nella sua capacità di produrre e di consumare, senza anziani da custodire, senza figli inopportuni a cui badare, senza troppe tare genetiche, senza legami che non possano essere sciolti secondo necessità. Uomini come oggetti.

4 commenti

Archiviato in varie

In interiore homine

“Dalla forma data alla società, consona o no alle leggi divine, dipende e s’insinua anche il bene o il male nelle anime, vale a dire, se gli uomini chiamati tutti ad essere vivificati dalla grazia di Cristo, nelle terrene contingenze del corso della vita respirino il sano e vivido alito della verità e della virtù morale o il bacillo morboso e spesso letale dell’errore della depravazione”

(Pio XII, 1941, Radiomessaggio di Pentecoste).

Su questa frase di Pio XII mi sono arenata più volte. Se proviamo a immaginare com’era l’Italia non dico nel 1941, ma fino agli inizi degli anni 1960, quale solidità avevano le famiglie, come i costumi fossero estremamente attenti al pudore, come si vivessero le feste religiose… Possiamo, credo, ammettere che il “vivido alito della verità e della virtù morale” si è un po’ perso di vista.

Il resto del mio post è stato ospitato ieri dal blog di Costanza Miriano, continuate a leggere.

 

 

Lascia un commento

Archiviato in famiglia, varie

Farmi radici – ovvero, la mia storia

Sono senza radici, o forse le radici della mia generazione sono queste. Vengo dopo la guerra, dopo la lotta, successiva al boom economico, il ’68 è il mio anno di nascita, non evoca nessuna militanza, né di qua, né di là. Un padre e una madre scappati alle rispettive terre, alle rispettive povertà. Sradicati in una città operaia. Trasportati in una corrente demografica, prima generazione dall’immaginario pesantemente televisivo. Mettere su casa, il posto fisso, le vacanze al mare.

Sradicata figlia di sradicati. Nulla mi trattiene, tutto mi spinge, a sedici anni. L’inquietudine mi spinge, nulla mi trattiene. Vado decisa, incarno ogni idea che afferro, butto me stessa in un campo di forze, sono rigida, intransigente, estremista per definizione. Penso di inventare giorno per giorno un sentiero che invece è affollato.

Cosa cerca il cuore? Dove vuole ancorarsi? Quante volte sogna di cadere in ginocchio?

Non rinnego niente, se il percorso che ho fatto doveva portarmi qui. Anzi, se qualcosa ho rinnegato, è il momento di riaccoglierlo, di pacificarmi.

Soprattutto ringrazio di avere avuto un cuore grande (la testa invece così e così), tanto da sentire sete di cose grandi, da volere tutto, da cercare senza mezze misure. Ho avuto sete fino a quando non ho trovato un fiume vivo, un albero con radici eterne, una storia che andava ben oltre la mia, ricca di bellezza e verità.

Oggi guardo i miei figli e vorrei farmi  radici per loro, vorrei che la nostra famiglia fosse il loro luogo di innesto su questo albero vivo. Vorrei trasmettere loro ciò che viene da lontano, non le foglie caduche che si rinnovano ad ogni stagione, ma la linfa, ciò che non muta. Vorrei essere in grado di insegnare loro che ci sono parole che l’uso consuma, che diventano trasparenti e prive di significato, altre invece si trasformano in perfette pietre levigate, acquistano senso e cuore ad ogni passaggio. Vorrei aiutarli a scoprire queste parole, un linguaggio liturgico, un senso sempre più vasto rispetto ai termini che vogliono esprimerlo.

Vorrei dir loro che il tempo è prezioso e dovremo renderne conto, portarli via dalla città, concedere spazio e tempo alle anime.

Farmi radici per loro.

3 commenti

Archiviato in famiglia, preghiera, varie